Vorrei dirti che ti verrà a trovare la nostalgia.
Passeranno giorni, mesi, forse anni e poi replicherai quel gesto,
quell’allora, banale – scendi da un’auto, appoggi il tacco, barcolli sulla
portiera, scompigli i capelli. Al tempo di quell’allora avresti voluto qualcuno che
ti dicesse “Ehi ballerina di jazz, questa è
la felicità”.
Lo capiamo troppo tardi, quando è già malinconia.
Due rette
parallele x e Y avanzano ognuna con la propria direzione e poi un lazzo, uno
schiribizzo dell'universo devia le traiettorie tracciate, per un attimo – due treni
che si stavano per scontrare e poi invece all'ultimo una brusca frenata riporta
su binari paralleli - così succede con gli incontri, le tangenze gli
sfioramenti d’anime che si incrociano e poi si mancano.
Gli amori sfiorati si
annusano furtivamente il collo nel tempo di un abbraccio. Sono quelli per i quali
vorresti poter avere una mattina d’estate con il latte di mandorla, la pila di
libri sottobraccio e i piedi incrociati sulla sedia. Sono
quelli che quando esci dall’ufficio li vorresti accanto, seduti al tavolino nel tramonto di un altrove.
Lasciano ammacchi, bolli segreti di malinconia.
Mi
chiedo se prima dell’ultimo scarto ci sia stato un tempo per
gli sguardi che si incrociano, che ci incrociano.
La domanda non è perché, la
domanda è se, se anche tu hai visto me.