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Agosto 2008: piccola esploratrice, con annesso poncho andino |
Partiamo da qui, dai ricordi e dai tramonti.
Dai ricordi di me diciannovenne, nella
mia prima estate universitaria. Avevo fatto un tour dell’Europa mitteleuropea
in pullmino, con i miei coinquilini di allora e una compagnia quasi
esclusivamente maschile. Dormivamo per terra, in grandi materassi bianchi sul
parquet di un bellissimo appartamento affrescato in pieno centro, a pochi passi
dalla Piazza dell’Orologio. Al mattino presto, mentre la casa si stropicciava
nel sonno, scendevo in una delle primissime bakery
in stile americano e facevo colazione. Ricordo distintamente il gusto di quelle
girelle tiepide: cannella uvetta e libertà, la meravigliosa libertà di una città
da esplorare tutta da sola. Con il mio fedele zainetto e una guida postillata
all’inverosimile, mi perdevo a testa in su tra le strade: le dita
impiastricciate di crema, assaporavo per la prima volta la scoperta solitaria di
una città straniera. Curiosavo nelle chiese, chiacchieravo con gli artisti di
strada, spiluccavo confezioni intere di lamponi del mercato.
Ci sono tornata, anni dopo, nel
dicembre più grigio e nebbioso che i praghesi ricordavano da generazioni. Il dicembre senza neve - dicevano. Per me, un
dicembre plumbeo di tensioni, con un’agenda fitta di appuntamenti, tante
responsabilità e zero tempo libero. Eppure, la città dei miei diciannove anni
mi ha sorpreso ancora, e ho scoperto la taumaturgica bellezza dell’inverno: di
uno stormo in volo nel cielo rosa del ponte Carlo, di quando stai aspettando al
gelo e scopri un giardino d’inverno segreto. Salotti
abbracciati dal velluto e dal profumo d’arancia in quello che sarebbe diventato
uno dei miei boutique hotel preferiti all
over the world o i piccoli caffè di Mala Strana dove riscaldarsi con
merende base di cioccolata calda e strudel alle prugne.
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Dicembre 2015: tramonti d'inverno, dall'Isola Kampa |
Infine Praga a giugno, come
diciamo in gergo “sotto evento”. Evento
significa una nuova mappa mentale: più che luoghi di interesse ci si muove per
punti logistici: aeroporto, hotel, ristoranti e, di solito, una puntatina al
più vicino centro commerciale per supplire dimenticanze tragiche, dal
dentifricio, ai dischetti di cotone, ai calzini. Il mondo esterno sono piccoli frammenti
da strappare qua là: le corsette all’alba – e per alba si intende “prima della
colazione delle 7” – curiosando tra le vie e i quartieri che si risvegliano,
qualche posticino imbucato un po’ da radical
green dove rifugiarsi a mangiare hummus e centrifugati al posto
dell’ennesimo club sandwich in hotel (operazione non esente dal rischio
agliata violenta), i dopocena insieme ai colleghi – con improponibili tacchi 12
in birreria. Ed eccoli qui i tramonti, sul lungofiume: raggi luminosi
che si amano sui tetti, di luci
lunghissime e dorate come solo certe giornate di giugno sanno essere.
Così guida sentimentale sia: ecco la
mia hit list
- Mala Strana e l’Isola Kampa, sono la mia zona preferita in assoluto, specialmente le vie più a sud (Maltezke Namesti, Velkoprevoske namesti) e la piazzetta di Na Kampe, così romantica e immune dallo scorrere del tempo. E’ da queste parti che si nasconde il meraviglioso giardino del Mandarin Oriental, in un antico monastero ristrutturato. http://www.mandarinoriental.com/prague/hotel-photo-gallery/
- Su qualsiasi guida (nell’eterno duello tra LP e Routard in questo caso vince la seconda) troverete ottime itinerari per visitare le zone più celebri: Stare Mesto; il quartiere ebraico di Josefov e il Castello con annessa Cattedrale di San Vito. Di mio aggiungo che la città vecchia è molto piacevole e vivace per una passeggiata serale, e che per godersi la magia di Ponte Carlo e del Castello prima delle orde turistiche c’è solo un modo: scarpe da corsa, di buon mattino (molti hotel del centro città hanno mappe ad hoc e/o organizzano sessioni di morning run). https://www.tasteofprague.com/pragueblog/jogging-in-prague
- Per dormire: Hotel Leonardo, a pochi passi dal Ponte Carlo. Un boutique hotel indipendente, curato in ogni dettaglio. Mi sono innamorata del profumo speziato nella hall, dell’arrendamento raffinato, del giardino centrale dove fare colazione, delle camere tutte diverse l’una dall’altra (ma tutte con bidet :-) le mie preferite? Le maisonette con soppalco e vista sui tetti e il castello. http://www.hotelleonardo.cz/en
- In alternativa, l’indirizzo più cool è il Pentahotel. https://www.pentahotels.com/en/hotels/phpra-prague/everything/ La reception è anche bancone del bar, la hall ha camino e angolo Playstation, le camere colpiscono per l’inconfondibile tocco di design di Matteo Thun. Do not miss: l’ottima colazione con prodotti biologici e i deliziosi hamburger.
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Gli interni dell'hotel Leonardo |
- Ristoranti. Ammettiamolo: i must cittadini sono: o birrerie o ristoranti pseudo medievali. Per restare sul genere, due indirizzi turistici ma comunque validi:
- U Fleku: istituzione cittadina, la birreria più antica e popolare della città. Si mangia seduti (stretti) su lunghe tavolate di legno in condivisione con altri avventori. D’estate è molto bello il chiostro esterno, d’inverno cercate di farvi sistemare nella sala principale, dove si esibisce anche l’immancabile gruppetto folk. Oltre all’ottima birra della casa, il liquorino finale garantisce digestione e allegria. http://it.ufleku.cz/
- U krále Brabantského: sulla salita per il Castello, è un’antica taverna medievale con personale abbigliato a tema, teschi e coprisedie di pelliccia. Nella sala sotterranea vanno in scena giochi con il fuoco e spettacoli medievali, al piano di sopra l’atmosfera è decisamente più raccolta. Si mangiano a lume di candela pantagrueliche porzioni di piatti tipici, con menzione d’onore allo squisito cestino dei pani. Astenersi vegani e animalisti convinti. http://www.krcmabrabant.cz/galerie_en.php.
- Buona scelta birrerie e locali tipici anche nelle viette attorno a piazza Betlmske. Consiglio U Betlémské kaple: l’ambiente non brilla per originalità, non manca qualche tocco d’arredamento kitch ma i sapori sono autentici e genuini. La specialità della casa sono i piatti tradizionali di pesce: carpa, trota, persico che salvano dall’overdose di gulash e stinco. http://www.ubetlemskekaple.cz/
- Da non perdere i mercatini dove fare rifornimento di frutti di bosco freschissimi d'estate, di caldarroste e sfoglie calde alla cannella nei mesi più freddi. Il mio preferito è quello di Havelskà, nella città vecchia.
- Per una cena romantica, i miei indirizzi preferiti sono Kampa Park e Mlynec, ai due estremi opposti del Ponte Carlo. Se si ha la possibilità di mangiare all’esterno: i tavoli pied dans l’eau del Kampa o del ristorante “fratello” Hrgetova Cihelna; se si deve mangiare all’interno meglio il Mlynec, con le incantevoli vetrate affacciate sul ponte Carlo. Per entrambi cucina internazionale di buona qualità, nessun guizzo eclatante, ma la vista basta e avanza a supplire. Tocco in più:il variegato panorama di coppie circostanti, e, per i più fortunati, la possibilità di assistere a una vera proposta di matrimonio [true story]
http://www.mlynec.cz
Poi ci sono i rituali, quelli che non cambieranno mai, quelli che hanno il potere di fermare il mondo, sia la comitiva chiassosa dei vent'anni o, a ventotto, l'ennesimo taxi per tornare in hotel "La prego, può accostare?"
E (ri)troviamo pezzetti di cuore, stelle tremolanti nel riflesso della Moldova.
Poi ci sono i rituali, quelli che non cambieranno mai, quelli che hanno il potere di fermare il mondo, sia la comitiva chiassosa dei vent'anni o, a ventotto, l'ennesimo taxi per tornare in hotel "La prego, può accostare?"
E (ri)troviamo pezzetti di cuore, stelle tremolanti nel riflesso della Moldova.
Giugno 2016: solstizio d'estate |