Stamattina ho preso una batosta, dritta in faccia. Non
mi accadeva da tantissimo e così forte, non mi ricordavo più che effetto facesse.
La delusione è un accadimento tanto umano, tanto insitamente scontato che non si è mai pronti, in realtà. Non lo ero pronta, oggi: dunque incasso.
L’ordine non è uno stato immobile,
è una tensione perenne, una conquista, per noi umani di sangue e terra. Ho
nuotato 1,5 km in piscina (la mia prima vasca da 50m da quando vivo a Milano), ho
comprato la Domenica del Corriere e l'inserto del Sole 24 Ore, finito un altro libro di Dubus, bevuto il
matcha con il latte di mandorle, pulito i porcini freschi per farmi un’omelette
a pranzo - ripristinare l’ordine
discreto, come chi non si stacca dalla
porta di casa.
Questa sera ho evaso una lista di mail con la bandierina rossa, nel mezzo c'era un inoltro che non
mi aspettavo “Giulia, ci pensi tu?” - facciamo giri immensi e poi, mentre
appongo la mia altisonante firma estesa,
mi ritorna una domanda lontana se davvero volessi arrivare qui, a essere una che
usa il termine evadere riferito alle
mail, riferito alla domenica sera, e non dovrei essere a scrivere in qualche
isola o forse in una biblioteca straniera a postillare edizioni, disvelare i
giochi di rimandi e incastri tra le parole e i racconti.
“Per stare fermi non
bisogna mai smettere di remare” - l’ordine elastico incassa i colpi con grazia
sottile, il piede vacilla appena, scivola, si trascina dietro sul
pavimento, si riassetta: quinta
posizione del balletto, plié. Dancing
After Hours .